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Come è nata la psicomagia

Psicomagia: il suo significato

La Psicomagia è una pratica relativamente recente, creata da Alejandro Jodorowsky e può essere definita come un sincretismo e unione di magia popolare, sciamanesimo, arte, psicologia occidentale, misticismo, filosofia, alchimia. Non deve essere tralasciata l’importanza che ha l’intuizione di chi la prescrive.

Cristobal Jodorowsky l’ha vissuta in prima persona, praticata attivamente per anni ed integrata con le conoscenze ed esperienze personali e da oltre trent’anni fa consulti dove consiglia atti psicomagici.

La Psicomagia è una forma d’arte guaritrice che si attua utilizzando la metafora e il linguaggio dei sogni. L’attuazione dell’atto psicomagico permette di realizzare in maniera simbolica, ma non solo, ciò che sembra impossibile fare nella vita quotidiana. In questo modo si può riparare la memoria. Liberare l’energia bloccata, si prende coscienza di una dimensione spesso nascosta, è possibile venire in contatto con traumi passati e paure ed in questo modo iniziare a vederli e sanarli.

La Psicomagia non ha però la pretesa di promettere che una volta fatto un atto tutto si dissolve e ci si libera dal dolore o dalla rabbia una volta per tutte, anche se a volte alcune situazioni possono effettivamente risolversi velocemente dopo aver fatto un atto, molto spesso con l’atto psicomagico si prende visione di un nuovo modo e di nuove possibilità di vivere la difficoltà che porta la persona a sperimentare questa via. Questo succede perchè l’intento della Psicomagia è quello di insegnare alla parte razionale logica a comunicare con il linguaggio analogico e il linguaggio dell’inconscio.

Comprendere un conflitto non è sufficiente per risolverlo, con la Psicomagia c’è un’azione si mette in scena il conflitto, si permette ad un impulso o a un comportamento ripetitivo di manifestarsi, in questo modo può esserci una trasformazione. L’atto psicomagico è di per sé un atto trasformativo.

Durante un atto Psicomagico la parte razionale rimane cosciente ma si attiva anche quella parte del nostro cervello che accetta la metafora e il simbolismo, così come accetta i sogni o un gioco di magia dove si è consapevoli che il trucco esiste ma ci si fa incantare dall’illusione. In questo senso una volta che si è fatto un atto pur sapendo che è un atto fuori dall’ordinario, una parte del nostro cervello la accetta come realtà (anche se altra realtà), si creano nuovi collegamenti, nuove sinapsi, si intuiscono nuove possibilità. Mettere in atto un rituale psicomagico è come vivere un sogno da svegli.

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