Psicomagia, com’è nata?
Psicomagia è una parola che negli anni è diventata sempre più conosciuta, soprattutto tra chi si interessa di psicologia, spiritualità e ricerca. Ma come è nata la psicomagia?
Come è nata la psicomagia
Nei libri “la danza della realtà” e “Psicomagia, una terapia panica” Alejandro Jodorowsky racconta come quest’arte magica sia nata quasi istintivamente dalla necessità di aiutare con più efficacia la richiesta d’aiuto di chi lo consultava per la lettura dei Tarocchi di Marsiglia.
Ma la psicomagia non è un’invenzione estemporanea, ha radici profonde nella cultura psicologica d’avanguardia di quegli anni e nell’audace sperimentazione di mezzi nuovi per portare l’uomo alla conoscenza e alla coscienza di sé.
Dai Tarocchi di Marsiglia alla psicomagia
Ogni mercoledì, Alejandro Jodorowsky, aveva iniziato a leggere gratuitamente i Tarocchi di Marsiglia in un bar di Parigi e ciò di cui si accorse subito fu la necessità, da parte dei consultanti, di sciogliere i propri nodi attraverso qualcosa che andasse oltre le parole, oltre il linguaggio razionale ed oltre la sola interpretazione dei propri conflitti attraverso le carte.
Consideravo i Tarocchi un test proiettivo che mi permetteva di individuare i bisogni di una persona e di localizzare la radice dei suoi problemi. Come noto, il mero fatto di portare alla luce una difficoltà inconscia, o ignota, è già un primo passo verso la soluzione. Lavorando con me le persone acquistavano coscienza della propria identità, delle proprie difficoltà, di ciò che li spingeva a operare in una certa direzione.
Alejandro Jodorowsky – Psicomagia, una terapia panica
La parola, allora, era ancora al centro della psicoterapia ordinaria, nonostante l’importante influenza di terapie innovative come la terapia della Gestalt di Fritz Perls, l’analisi Transazionale di Eric Berne, lo psicodramma di Moreno e la bioenergetica di Alexander Lowen, l’ipnoterapia di Milton Erickson.
Ancora troppo spesso, l’intervento terapeutico, si limitava a lunghe analisi senza fornire al paziente uno strumento concreto per sciogliere i propri nodi interiori.
Il teatro senza attori
Dopo il successo dell’opera “Il gioco che tutti giochiamo”, ispirato al libro che fondava l’analisi transazionale di Eric Berne, Alejandro Jodorowsky aveva deciso di improntare la sua ricerca artistica all’unione di arte, performance e pratiche di guarigione.
Abbandonò, così, la sceneggiatura e la regia teatrale classica affidando ad attori non professionisti la messa in scena delle proprie nevrosi che improvvisavano creativamente, di fronte agli spettatori, ossessioni e malessere.
Questa improvvisazione aveva una funzione catartica rispetto ai condizionamenti che chi improvvisava sentiva rispetto alla propria vera identità. Una recitazione liberatoria che diede vita all’esperienza degli “effimeri panici” e successivamente al Cabaret “Mistique”.
Il teatro mi interessava poco come distrazione e molto come strumento di conoscenza di sé, per questo ho sostituito la rappresentazione classica con ciò che ho chiamato l’”effimero panico”.
Alejandro Jodorowsky – Psicomagia, una terapia panica
I conflitti dell’albero genealogico
Richiamandosi alla lunga esperienza teatrale e ai tanti anni di improvvisazione teatrale con gli spettacoli del “teatro panico”, Alejandro iniziò a lavorare con le drammatizzazioni anche sui conflitti genealogici di chi gli chiedeva consulenze.
Con loro, metteva in scena i conflitti dell’albero genealogico emersi durante le letture chiedendo di scegliere tra i presenti chi potesse rappresentare i componenti della propria famiglia e facendoli interagire tra loro.
Una tecnica di drammatizzazione dei nodi familiari che, negli stessi anni, veniva studiata in relazione alla genealogia da Anne Schützenberger con la “Sindrome degli Antenati”, dalle sorelle Doris e Lois Langlois con la psicogenealogia, e dallo stesso Bert Hellinger che mise a punto la tecnica delle costellazioni familiari, nome con cui maggiormente oggi sono spesso identificati questo tipo di pratiche.
Il primo risultato fu quello di aumentare enormemente il grado di consapevolezza del “richiedente” (così chiamava Alejandro chi lo consultava) attraverso la drammatizzazione dei propri conflitti. Dialogare ed interagire con le figure del proprio albero genealogico creava delle esperienze vive che, al contrario delle parole, non serviva interpretare ma venivano integrate immediatamente attraverso il vissuto stesso delle persone che vi partecipavano.
Il Campo morfogenetico
La creazione e l’influenza di un “campo morfogenetico”, durante il lavoro di drammatizzazione, aiutava, come teorizza Bert Hellinger per le costellazioni familiari, a far emergere le interdipendenze tra le figure dell’albero genealogico, rivelando le dinamiche inconsce che procuravano il conflitto.
Ma la consapevolezza e l’emersione dei nodi da sciogliere durante la drammatizzazione, come afferma lo stesso Alejandro Jodorowsky nel libro “La danza della Realtà”, non bastava. I confini dello spazio teatrale non permettevano di calarsi totalmente nella quotidianità e nella propria vita, di fare propria totalmente quella esperienza.
Questi esercizi ci avevano convinti che divenendo consapevoli delle relazioni malate, le avevamo guarite. Eppure ritornando dalla situazione terapeutica alla normalità, i sintomi dolorosi erano di nuovo presenti. Per risolvere un problema non bastava identificarlo. Una presa di coscienza, un confronto drammatizzato, un perdono immaginato se non venivano seguiti da un atto nella vita quotidiana, alla fine erano sterili. Giunsi alla conclusione che dovevo indurre le persone a intervenire su quelle che ritenevano essere la loro realtà.
Alejandro Jodorowsky – La danza della realtà
Dal teatro all’atto psicomagico
L’azione drammatica non era sufficientemente incisiva e spesso perdeva la sua efficacia una volta che la persona tornava nella sua quotidianità. Secondo Alejandro Jodorowsky, ci voleva qualcosa che appartenesse totalmente al “richiedente” e che fosse parte integrante della sua vita e della sua realtà.
Nascono così l’atto paradossale o atto psicomagico e l’arte della psicomagia.
Facendo appello a tutta la sua esperienza di drammaturgo ma anche di studioso, di praticante, di ricercatore spirituale, Alejandro Jodorowsky, iniziò ad ideare, personalizzandole sulle esigenze di ognuno, delle azioni concrete da compiere individualmente.
Erano delle “sceneggiature” spesso paradossali che mettevano in scena il conflitto attraverso l’utilizzo di oggetti o azioni simboliche sciogliendo i nodi conflittuali, spesso genealogici e le energie imprigionate in essi.
La Psicomagia è nata dal desiderio di liberare le persone dai propri nodi interiori drammatizzando creativamente i propri conflitti in modo tale da viverli attraverso un’esperienza che parli direttamente al proprio inconscio.